L’unico, il solo, il primo ~ Ore wa omae o zutto aishiteru

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Hikari93
view post Posted on 2/12/2012, 21:58 by: Hikari93




Buonasera! :wub:


Quella che stasera vi propongo è una Uchihacest, pairing che - chi mi conosce lo sa - gradisco molto da un po' di tempo.


E' qualcosa a cui mi sto dedicando in questo ultimo periodo, diciamo pure che è la mia fanfiction più recente. Ne ho scritto già un bel po'. Visto che su EFP i commenti sono quello che sono, a questo punto preferisco pubblicarmela sul blog. :shifty:


Che altro... su EFP ho postato il Prologo e il primo capitolo. Questo è il prologo, nei prossimi giorni metterò anche il primo. E poi a seguire, forse settimanalmente, non lo so. :rolleyes:


Dunque, vi lascio il solito schemetto introduttivo. Ma prima mi permetto di avvisarvi che, a breve, stilerò un elenco delle idee per (in)eventuali fanfiction che ho in mente, sia di Yugioh! che di Naruto.


Personaggi: Nuovo Personaggio, Sasuke Uchiha, Itachi Uchiha
Coppia: Uchihacest
Rating: Verde (per ora, ma pubblicandolo sul blog posso prendere in considerazione anche l'idea di alzarlo fin quanto voglio)
Genere: Romantico
Capitolo: Prologo
Note: AU
Stato: Incompleta - disponibili già il Prologo + Cinque Capitoli
Link su EFP: www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1406675&i=1





L’unico, il solo, il primo ~ Ore wa omae o zutto aishiteru





Da quando Mikoto era morta, otto anni prima, c’era sempre stato Itachi al suo fianco, pronto a mostrargli spalle forti dietro cui ripararsi.
Dita sui capelli, bocca contro le guance, frasi gentili e rincuoranti; Itachi ne aveva mandati all’aria di pomeriggi per dedicarsi a lui, preferendolo sia ai giochi scapestrati e alle corse spensierate per i campi ardenti che alle classiche battaglie a palle di neve che lasciavano i partecipanti umidi dalla testa ai piedi, fin dentro i calzini e le scarpe.
«Non ti preoccupare, otouto» gli diceva convincente, mostrando i denti bianchi dietro le labbra schiuse in un sorriso. «Non c’è niente più importante di te.»
Non ci sarà mai niente più importante di te. Sarai sempre l’unico, il solo, il primo.
Per sempre.

E Sasuke lo scrutava fino in fondo agli occhi con attenzione, alla ricerca di un guizzo sinistro che avrebbe potuto smentire quelle parole tanto confortanti e sincere, senza però trovare mai nulla.
Perciò dal basso dei suoi sei anni di innocenza ci credeva.
Ignorava il mondo, cancellava dalla mente la presenza di altri che non fossero lui e Itachi e infine si stringeva timidamente nelle spalle, ringraziando il suo nii-san con voce fioca e riconoscente – grazie nii-san, ne sono contento nii-san.
Affondava, poi, il viso nella canottiera leggera di Itachi o nella felpa dalle maniche più lunghe delle sue braccia e pensava che potesse rimanere ogni cosa così per sempre, perché tutto si spingeva fin troppo a raggiungere la perfezione per poter essere solamente una fase transitoria.
A lungo andare le credenze si trasformarono in speranze e in preghiere mute fatte passare per sguardi scostanti, in dolori al petto pungenti che portavano a galla solo ricordi dolorosi.
Al cigolio della porta o al sibilo leggero del cappotto tirato giù dall’attaccapanni, Sasuke sussultava, rassegnandosi al tempo stesso all’idea che Itachi stesse per andar via. La sua assenza pareva riportare in casa il gelo alle mani e l’umido sulle gote tipico delle lacrime versate nei periodi brutti della sua vita – la morte della mamma, era Gennaio quando morì. Si condensava la nebbia dei ricordi, lo spaventava; da solo non sapeva ricucire lo strappo al cuore che gli era provocato dalla visione della foto di Mikoto all’ingresso. Il suo sguardo puntava sempre lì, la mente altrettanto.
Sarai sempre l’unico, il solo, il primo, gli aveva sempre detto Itachi, e quando il cuore gelava in petto qualcosa in lui scattava e lo riscaldava col ricordo di quelle frasi.
«Stai uscendo?»
Sperava in un no come risposta, una negazione che non sarebbe arrivata. Quindi, nell’attesa snervante di un qualcosa di assurdamente noto, stringeva più forte la presa sulla spalliera soffice del divano, attento a non scoprirsi, costringendosi a tenere il viso basso per non farsi leggere dentro.
«Non vengono Naruto-kun e Sakura-chan a studiare con te, oggi?»
“Sì, che vengono”, avrebbe voluto dirgli. “Vengono, ma non è questo che ti ho domandato. Vengono, mi terranno compagnia con frasi idiote – Naruto – e qualche osservazione accurata – Sakura – ma è terribilmente diverso quando non sei anche tu in casa, idiota.”
Però taceva, ritenendo che per un dodicenne fosse meglio evitare un simile attacco di infantile gelosia verso il proprio fratello, e congedava Itachi con un secco borbottio seguito da un succinto: «Non sopporto chi mi pone domande di cui già conosce la risposta», ben riguardandosi dal puntualizzare che era stato lui per primo ad agire in tale maniera, quando aveva parlato poco prima.
Silenzioso come una piuma, suo fratello gli si avvicinava; si sporgeva a mezzobusto verso di lui, da dietro, e gli sussurrava all’orecchio: «Vuoi che rimanga con te?»
Mentre il cuore si riempiva di squallidi “rimani, rimani, rimani”, la bocca già riceveva frasi abbozzate e sparate a caso dalla mente, e si prodigava per liberarsene quanto più velocemente fosse possibile, poiché lo infettavano nella loro falsità.
«No, vattene. Cioè… puoi andare.»
Itachi gli scoccava qualche occhiata premurosa – fingendo prima di doversi spostare accidentalmente in una qualsiasi posizione del salotto che gli permettesse di osservarlo in faccia anziché di spalle, e muovendosi poi sempre più lentamente verso il portone di ingresso – in attesa che cambiasse idea, aggiungesse qualcos’altro o semplicemente desse segno di vita, continuando a scrutarlo, imperterrito, fino a quando, ormai a malincuore, non dava la schiena alla casa.
Tuttavia, il malessere che Sasuke sentiva sbiadiva gradualmente, tant’è che suppose di poter fare a meno di Itachi per qualche ora, purché poi, al ritorno, sarebbe stato per lui di nuovo l’unico, il primo e il solo.
E di nuovo pareva essere così, di nuovo sembrava che ci fossero solo loro e che, chiuso il portone al rientro di Itachi, se ne andassero via anche i dispiaceri di una giornata trascorsa in lontananza.
Finché…
«Lo sapevo che avresti fatto colpo con quella Kaori, cugino!» Era Shisui, che picchiettava il palmo sulla spalla di Itachi, come per congratularsi. «A quando le nozze?»
Finché Sasuke scoprì che una presunta fidanzata di suo fratello avrebbe potuto minacciare la sua condizione di unico, primo e solo.
Anzi, l’aveva già fatto, ne era sicuro – forse a tredici anni ne posso fare a meno, mi può bastare quello che è stato. Deve.

Edited by Hikari93 - 17/12/2012, 16:14
 
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